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Caso dal Kenya: Sfratto coatto dei Masai in nome della protezione della fauna per supportare il turismo d’elite

Laikipia County, a poche ore di macchina da Nairobi, la capitale Kenya, è un microcosmo di molte di queste questioni delicate.  Su questo aspro altopiano, i poveri pastori, i ricchi proprietari, i piccoli e grandi agricoltori, allevatori di bestiame per il commercio, tour operator, naturalisti attivi, elefanti, leoni, iene, vacche, capre e zebre si contendono tutti lo stesso luogo.

Organizazione: Bunge Lamwanachi, Campagna anti-sfratti

Presenta:  Wilfred Olal Madigo

Luogo: Laikipia, terra ancestrale dei Samburu e Masai

Sfrattati: pastori e allevatori

Numero degli Sfrattati : 500

  • Donne: 40% 
  • Bambini: 20%

Attaccati e colpiti a morte:  1500 pastori di bovini e 50.000 capre e pecore e oltre 50 allevatori uccisi.

Organizzazione mobilitata: Si sono mobilitati e hanno indetto una conferenza stampa

Azione legale: No

Lo sfratto ed uccisione di bestiame e allevatori è contro gli articoli 60 e 61 della Costituzione del Kenya sull’uso dei terreni e della proprietà.

Laikipia County, a poche ore di macchina da Nairobi, la capitale Kenya, è un microcosmo di molte di queste questioni delicate.  Su questo aspro altopiano, i poveri pastori, i ricchi proprietari, i piccoli e grandi agricoltori, allevatori di bestiame per il commercio, tour operator, naturalisti attivi, elefanti, leoni, iene, vacche, capre e zebre si contendono tutti lo stesso luogo.

 “La assai pubblicizzata invasione della zona di salvaguardia della fauna in Laikipia County, Kenya è stata descritta come conflitto tra le comunità di allevatori e ambientalisti. Ad ogni modo, i conflitti in Laikipia e in altre parti del Kenya settentrionale devono essere valutati come una questione di sicurezza nazionale esacerbata da ingiustizie territoriali storiche e da una occupazione inadeguata al modello di salvaguardia che relega i veri proprietari delle risorse in periferia.” Gitau MbariaThe Elephant Newsletter.

I privati e  leorganizzazioni che costituiscono la impegnate nella conservazione ambientale del paese hanno tratto vantaggio dal disinteresse della burocrazia sperimentando un modello di salvaguardia nocivo alle comunità presenti. Con il supporto finanziario di donatori bilaterali e multilaterali, come le più grandi ONG internazionali, la conservazione è stata letteralmente sostituita e gestita non solo come salvaguardia, ma anche come sicurezza, commercio di bestiame e risoluzione di un conflitto in una maniera da interferire con la sovranità delle comunità che reclamano la proprietà delle terre.

Realtà storica:

In Moving the Maasai:   A Colonial Misadventure (trapiantare i Maasai: Una disavventura coloniale), Lotte Hughes raffigura le comunità degli allevatori spodestati della loro terra nelle due diverse occasioni del 1904 e 1911. L’autrice inglese afferma che tra il 1904 and 1905, le autorità coloniali trapiantarono con la forza il popolo Maasai dal loro terreno di pascolo preferito tra Naivasha e Nakuru a due riserve per lasciare spazio alla “colonia bianca”. Laikipia era una di quelle riserve mentre l’altra era al sud, ai confini con la Tanzania. Secondo Hughes, questa ha seguito il patto Maasai del 1904 con il quale alla comunità fu promesso che avrebbero potuto mantenere l'area riservata "fin quando i Maasai sarebbero esistiti come razza.” Scrive che il popolo britannico non aveva onorato la promessa ma ha continuato a trapiantare i Maasai nuovamente sette anni dopo “a mano armata da Laikipia a un’estensione meridionale della riserva dei Masaai." Più di 20.000 persone e non meno di 2,5 milioni di capi di allevamento sono stati trapiantati tra il 1911 e il 1913. Tutto questo fu fatto principalmente per aprire la via ai colonizzatori bianchi, sebbene, come sostiene Hughes, ci fossero altre ragioni non pertinenti, compreso il desiderio delle amministrazioni coloniali di concentrare i Maasai in una riserva in maniera da dominarli meglio e imporre le tasse. Di conseguenza, i Maasai persero tra il 50% e il 70% delle terre occupate prima del 1904.

Dopo che fu effettuato il secondo “trapianto”, i Maasai hanno sostenuto che questo non era un “patto” in senso stretto come lo firmarono i loro capi sotto dura carcerazione e coercizione. “Questo ha reso di fatto il primo Patto nullo,” scrive Hughes. E supporta le richieste insistenti fatte dagli attivisti della comunità che hanno una richiesta legale sulle terre ora occupate dagli allevatori bianchi in Laikipia.

La campagna per la riparazione di questa ingiustizia storica ha avuto un crescendo nei primi anni del 2000 quando la comunità, guidata dalla ONG estinta Osirigi e da persone come il defunto Elijah Marima Sempeta, intensificarono gli appelli per il ritorno delle terre perdute. L'ultimo era un giovane avvocato che ha viaggiato in Gran Bretagna e ha portato alla luce prove documentali attestanti che i contratti di locazione degli allevatori bianchi erano cessati e che era arrivato il momento  di restituire la terra alla comunità locale.

A seguito di un’  animata campagna, la faccenda è stata insabbiata dopo che Sempeta fu assasinato fuori da casa sua a Ngong Town in circostanze che rimangono ancore oscure. Tuttavia, l'impegno sembra avere dato i suoi frutti poiché la durata della locazione è stata ridotta da 999 anni a 99 anni dalla costituzione del Kenya del 2010.

Laikipia ha “profonde diseguaglianze” nella proprietà terriera, con il 40,3% delle terre controllate da 48 privati. Tra i più grandi proprietari terrieri in Laikipia, Gallman, il cui allevamento Ol Ari Nyiro consta di 40468,564 ettari. Altri vasti allevamenti includono Ol Pejeta (37231,079 ettari) che una era associata al miliardario Saudita trafficante d’armi Adnan Khashoggi e Ol Jogi (27113,938 ettari) appartenenti al defunto miliardario gallerista francese Daniel Wildenstein. Ma persino con questo tipo di disuguaglianze, è risultato evidente che gli allevatori non potevano approvare l'idea di consegnare i grandi lotti di terra ai proprietari originali. Qualcuno ha affidato le terre ad altri ricchi (qualcuno di loro straniero) mentre le classi politiche ed economiche del paese hanno aumentato ulteriormente gli acquisti delle terre.

Gli allevatori operano sotto il Nothern Rangeland Trust , una coalizione di allevatori operanti in Kenya.

Un altro approccio è stato presentaregli allevamenti abbandonati come aree importanti per la salvaguardia della natura. Obiettivo di questo approccio è un pubblico potente e danaroso dell’occidente che ha contribuito molto, in denaro e materialmente, al supporto della salvaguardia della fauna selvatica  Inizialmente, gli allevatori bianchi non hanno preso la salvaguardia della fauna sul serio. Per lungo tempo, molti hanno intrapreso l'allevamento su larga scala, ma poi hanno rcapito che avrebbero guadagnato di più convertendo le loro proprietà in aree miste allevamenti-fauna o in zone esclusive per la salvaguardia della fauna.

La salvaguardia è una causa nobile, ma come in altri ambiti, dovrebbe essere regolata adeguatamente. Il Kenya attualmente sta mancando in questo.

Crisi attuale.

A febbraio 2017 i pastori si sono trasferiti in allevamenti estesi alla ricerca di pascolo per il proprio bestiame dopo l'esperienza della siccità in molte parti del paese, i proprietari e gli amministratori degli allevamenti si sono opposti a questo trasferimento e questo ha portato a un violento conflitto culminato nell’omicidio di Tristan Voorspuy, un ex ufficiale militare britannico e nell’attentato a Kuki Gallmann, il proprietario di origine italiana della Laikipia Nature Conservancy . Con 35.604 ettari, è uno dei terreni privati più grandi del Kenya.

Il ministro degli esteri britannico è arrivato immediatamente nel paese e ha esortato il presidente ad offrire sicurezza ai proprietari degli allevamenti e subito sono state schierate le forze armate del Kenya e l’unità di servizio generale della polizia kenyana nell’are. Questo ha causato distruzioni massicce, a partire dal 10 marzo 2017: i militari hanno ucciso 1500 mucche, 50000 capre e pecore e circa 50 allevatori. Il 12 Febbraio il deputato per Samburu è stato arrestato e imputato di istigazione all’uccisione di allevatori e bestiame.

Durante le campagne per le elezioni presidenziali, il presidente keniano ha promesso di rifondere i pastori che avevano perso il loro bestiame a causadell’operazione militare, ma le uccisioni continuarono, più pastori sono stati sgomberati o allontanati a causa del conflitto, la maggior parte donne e bambini.

Questioni irrisolte.

  • Il governo sta proteggendo i proprietari bianchi degli allevamenti a spese della comunità Maasai
  • Molti contratti sono scaduti e la terra dovrebbe tornare alle comunità Maasai e Samburu.
  • Secondo la cultura Maasai il bestiame è la cosa più importante e sacra della vita. Sparare e uccidere il loro bestiame è come lacerare le loro anime.
  • La salvaguardia della fauna è importante ma non a spese delle vita umane, i diritti umani e la giustizia sociale devono andare asseieme alla salvaguardia.

Istituzioni/ Persone responsabili di questo sfratto

Tutta la corrispondenza deve essere indirizzata alla segreteria principale, ministero dell’ambiente, autorità per lo sviluppo regionale e delle risorse naturali

Northern Rangelands Trust

Private bag

Isiolo 60300, Kenya

Telefono - +254 (0) 701 555 000

E-mail - info@nrt-kenya.org

Segreteria principale

Ministero della difesa

Ulinzi House, Lenana Road

casella postale 40668 – 00100 Nairobi

Telefono : 2712054

Fax ; 2722270

Email : publicaffaire@mod.go.ke

Segreteria principale

Ministero dell’ambiente, autorità per lo sviluppo regionale e delle risorse naturali

NHIF Building, 12° piano

Ragati Road, Upperhill

Casella postale 30126-00100

Nairobi

254 20 2730808/9

254 20 2725707

254 20 2725707

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